Tra il bene e il male c’è chi vede il trabocchetto. Campobasso nella bolgia del toto candidato sindaco - Molise Web giornale online molisano
Venerdì - 22 Novembre 2024

Tra il bene e il male c’è chi vede il trabocchetto. Campobasso nella bolgia del toto candidato sindaco

Il gioco è bello quando dura poco

Lotito scende in campo, come fece in campagna elettorale, ma stavolta il suo caro Molise riserva lui un sonoro “fatti i fatti tuoi”. La scelta del candidato sindaco della Città di Campobasso è un delirio di scarica barili da rimorchi di bilici possenti che non consentono distrazioni e non permettono facilitazioni tratte da manovrabili trattori dal traino difficile e per manovratori provetti. Lotito, senatore della Repubblica Italiana eletto in Molise e da esso baciato sulla fronte con il calore e l’affetto molisano dichiarato lui durante una partita a biliardino in uno dei paesi interni a rischio spopolamento, entra nella partita del toto nomi e alza la posta con una dichiarazione da “asso pigliatutto”. Il gioco è bello quando dura poco, sciorina un proverbio della saggia e equilibrata epoca dei saggi e, forse, il senatore nella sua goliardia e simpatia da nonno stanco ma felice di vedersi sulle tribune dell’Olimpico laziale tante fasce tricolori molisane, ha davvero ecceduto chiedendo di candidare sindaci a lui vicini di partito, non considerando che il Molise ha necessità di concretezza e non di tattiche calcistiche che spesso e volentieri vedono perdere sonoramente la sua Lazio.

Roma

Il Molise è terra cruda, dura da digerire, piena di assunti negativi che la condizionano nella restanza e nella voglia di ritorno. Giochi di palazzo che spingono gli elettori a disertare le urne difficilmente avranno sortite da numeri al lotto risultanti vincenti dopo lo stress delle estrazioni. Colagiovanni, Pallante, Cefaratti, Di Niro, Cavaliere,Parente o Maggiani, e chiunque altro aspiri e si chieda lui di aspirare alla carica di Sindaco, non meritano uno stillicidio che mina la credibilità della politica e delle figure esposte che non hanno né colpe, né ne condividono metodi e soccombenze al rialzo. La politica è cosa seria, consapevolmente a servizio e non può più essere considerata la “spart palazz dventa cantone”. Si torni autonomi delle scelte, non si crei un asse fallimentare con Roma che decide per numeri e targhe e non per persone, che non conosce nei modi, nei trascorsi politici, nella radicalità territoriale, nella fierezza dell’essere molisani.

Primarie

Il centro sinistra ha scelto peccando di presunzione nel non corrispondersi al popolo e alle forze che avrebbe potuto e dovuto aggregare nel marginalizzarle nonostante chiedessero a gran voce una sorta di asse trasversale per il bene della città di Campobasso da sempre mai ottimizzata nelle scelte e nella coerente azione politica. Il centro destra si ferma a guardare e valutare errori di altri non guardando allo specchio della verità che questi consente che sia e la Città, come accade nell’esatto capovolgimento degli ordini d’addendo a Termoli, soffre nell’essere impotente nel servire la politica della gente, con la gente, pro positivamente e conoscitivamente. Si muore di politica. La politica è la vera forza bruta che maschera le verità, affabula i poveri di spirito, consegna al mondo una matita che di certo non sarà in grado di cambiarla. Lotito stia a casa per un tempo pari alla scelta del candidato e forse, la quadra si troverà. Da allora in poi si dia inizio alla campagna elettorale e essa non serva alla mietitura del grano ma alla consapevole crescita di fiori che ridiano profumo a una politica che ormai ha addosso il tanfo della ridicola vecchiaia del “questo è mio e me lo tengo stretto”. Campobasso è il capoluogo di regione e merita rispetto, quel rispetto che il PD ha citato nelle manchevolezze del Movimento 5 stelle e poi ci si è alleato nonostante il paladino popolano con le pochette, lo ha buttato a mare in quel di Puglia, in Calabria e in altre località “balneari”. Il centro destra con la sua guerra interna silente ma non celata del tutto, ogni giorno vede governanti espurgare nelle aule preposte e poi propinarsi in abbracci e baci alla Giuda Iscariota. Un uomo terzo che possa dare corpo all’inutilità di tavoli d’incontro, scenari finti e pieni di scontro celato da sorrisi, c’è e non sarebbe difficile individuarlo. Il centro sinistra ha scelto, la lista espressione del duo Romano/Ruta sta muovendosi di suo convinta di essere li pronta all’accomodo tra i due litiganti, il centro destra, dato per favorito, come lo fu nella competizione precedente, sta a guardare nella speranza che qualcuno spacchi per poter condizionare il fuoco amico e bruciare le velleità di chi davvero ci crede ma si sa, è già fuori dai giochi. Molti si domandano perché il buon senatore Ruta sia tornato a manovrare le briglie di un cavallo sciolto e se questa sua ritrovata verve da fantino di razza, non sia solo uno scambio di carte tra la costa e il centro campobassano.

Lo stratega

Sarà fantapolitica ma a volte vedersi stretti nella morsa del tira e molla, voler implodere a tutti i costi una coalizione poco coesa, se non per scopi diversi e spesso dettati da convenienze difficili da scardinare, rischia di far quadrare quel pizzico di fantasia che non riesce più a considerare la politica cosa seria ma teatrino dell’accaparramento dal limite disumano. In politica si sa, mai dire mai e se il centro destra salta il turno della coalizione unita, potrebbe accadere quello che forse il bravo senatore Ruta, stratega fine e senza tempo, potrebbe aver pensato. Francesco Roberti è uomo del fare, pragmatico quanto basta e l’unico a dar corpo al metodo della meritata pace di coalizione. Lui può dare la svolta anche se, Fratelli d’Italia in maniera accaparrante, come accaduto di recente anche in Abruzzo, alza sempre più il tiro e di sicuro rende tale partito il non garante della certificazione della volontà di mediare.

Le staffe stanno facendo scivolare i piedi sino a far ribaltare la sella di molti fantini e le parole dure, nude e crude di Alessandro Pascale, non possono lasciare indifferenza e superficialità lungo l’asse tratturale percorso dai cavalli impazziti. Il Molise non merita scissioni e/o annessioni ma questo dipende molto dalla politica e dalla sua irresponsabile voglia di giocare senza considerare l’avversario o mietendo falli da calci di rigore. Domani è un altro giorno e si vedrà, recita una bella canzone. Si spera, possa essa portare a vedere finalmente la luce e poi finalmente, vinca il migliore.

di Maurizio VARRIANO

MoliseWeb è anche su Telegram: clicca qui per iscriverti https://t.me/moliseweb_it