Quando la colpa ricade sulle vittime: da San Giuliano di Puglia a L’Aquila, il terremoto non dà pace - Molise Web giornale online molisano
Mercoledì - 17 Luglio 2024

Quando la colpa ricade sulle vittime: da San Giuliano di Puglia a L’Aquila, il terremoto non dà pace

La Corte di Appello di l’Aquila condanna chi ha osato chiedere giustizia per i loro cari periti nel drammatico terremoto del 2009

Ricorderete le tragiche giornate di San Giuliano di Puglia nelle quali il Mondo intero dovette, suo malgrado, assistere alla morte di un’intera generazione di bambini a causa di un tremendo terremoto che distrusse una scuola elementare. Ricorderete di sicuro un altro catastrofico terremoto in quel di l’Aquila che concepì morte cancellando la vita di centinaia di studenti, uomini, donne e bambini. Ricorderete le lacrime di genitori, amici, uomini e donne, di bambini che ancora non riescono a asciugare quel mare salato che nel cadere su terreni caduchi di macerie, non permettono più, ancor oggi la nascita di fiori di speranza. Ogni causa ha un colpevole e spesso e volentieri si ricerca nell’essere umano che non si pone con rispetto nei confronti di una natura dall’aspetto partecipativo, neutrale, buonista. San Giuliano di Puglia ha segnato un percorso giuridico complicato che, alla fine del percorso, ha condannato uomini che dalla giustizia hanno ricevuto una condanna che ancora non prefigura colpevolezza. L’esclusione di chi ha omesso regole e ne ha costruito nuove ha condizionato l’esasperata voglia di trovare espiazione e non verità. Le sentenze si accettano ma non condividono, se non consegnano certezze e soprattutto se minano libertà e verità. Questo a tutela di chi subisce il danno, di chi lo propina, di chi è destinato a essere oggetto di propugnazione e ne paga l’azione. Le sentenze si accettano se però, il senso di esse si dichiara nell’essere chiaro, inconfutabile, razionale, scevro da irrazionale o irragionevole motivazione.

Come per San Giuliano di Puglia, l’Aquila ha i suoi colpevoli per le morti causate dai crolli dovuti al terremoto. Evviva! Giustizia è fatta! Sarà così? - Affatto! Ancora una volta i veri colpevoli sono i morti, quelli che hanno perso ogni tempo di piangere lacrime amare, quelli che avrebbero oggi raccontato accadimenti passati dall’atroce urlo di una terra in movimento che ancora stenta a fermarsi al capolinea della rassicurata pace. Morire di terremoto è peccato, e il peccato si paga con le spese di giudizio. Piangere non serve, ormai i fiori non fioriranno più e la terra non sarà più lieve. La Corte di Appello di l’Aquila ha così sentenziato: Niente risarcimenti alle famiglie dei 7 studenti morti poiché colpevoli di incauta condotta. Nel respingere i sette ricorsi delle parti civili, confermando la sentenza di primo grado emessa nell’aprile 2022, riferita al crollo dell’edificio di via Gabriele D’Annunzio 14, in pieno centro storico del capoluogo abruzzese, dove perirono ben 13 persone, la Corte d’Appello ha riconosciuto la colpa delle vittime in quanto avrebbero saputo di vivere in un edificio poco sicuro con l’aggravante di essere rimaste a casa per studiare, come loro dovere farlo. La Corte, secondo l’interpretazione dei Giudici, di cui si rispetta l’integrità morale, dichiara che gli studenti universitari sarebbero morti non perché rassicurati e dunque indotti a non abbandonare gli alloggi a loro disposizione dalla Protezione Grandi Rischi, ma per loro condotta incauta. Oltre il danno la beffa e nel dolore mai svilito, le famiglie non solo non avranno il risarcimento ma dovranno pagare le spese legali quantificate in circa 14.000 euro. Nessuno urla al complotto, nessuno si erge a giudice, nessuno però potrà pensare che i fiori senza la vita potranno ridonare la ritrovata felicità. La Cassazione sarà l’ultimo stadio prima dell’essere dimenticati!

di Maurizio VARRIANO      

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