Contraddizioni elettorali: Il Movimento sceglie l'asfalto, ma non doveva puntare sul verde? - Molise Web giornale online molisano
Domenica - 02 Giugno 2024

Contraddizioni elettorali: Il Movimento sceglie l'asfalto, ma non doveva puntare sul verde?

“La cura della città, farà tornare a fiorire la Città giardino. Il verde e il decoro urbano saranno la nostra priorità”. Così la campagna elettorale dei 5 stelle di 5 anni fa. In 5 anni di alberi abbattuti molti, di asfalto tantissimo, di cemento un’infinità, di verde pubblico e arredo urbano, piccole cose che non riescono neanche a fare ombra al sole che finalmente fa capolino sulla città. “I 5 stelle sono la negazione della politica, faremo un’opposizione dura e senza sconti. Non troveranno mai il nostro appoggio soprattutto se trattasi di opere inutili come la cabinovia che dalla Campobasso bassa porta ai monti. Opera senza senso e senza futuro. Disgrega la fruizione del centro storico e mina la sua economia. Se poi parliamo di piste ciclabili siamo all’assoluta irrazionalità”. Così sino a ieri, il PD opposizione del governo di Città nei confronti dell’amministrazione targata 5 stelle. Paola Felice, sindaco facente funzione dopo l’ingresso a palazzo Moffa dell’allora sindaco Gravina, nell’esternare la sua contrarietà all’accozzaglia di uno scolorito centro sinistra con propensione a condizioni politiche certamente non di sinistra, deve aver riflettuto bene e proprio su come in politica quello che si dice oggi è vecchio già l’altro ieri. Proprio per ragioni legate all’irragionevole coalizione, dove il sorriso non assume a verità a stampa meramente di facciata, ha fatto sì che la coerente Paola Felice rinunciasse alla sua candidatura da consigliere in una coalizione che riveste la contraddizione che viene da lontano e che sempre più contraddistingue le strategie dei leader dei due partiti di spicco.

Un Antonio Federico che ormai è sempre più destinato alla guida della nuova DC e un segretario PD, di nuova nomina, Ovidio Bontempo, che non nasconde l’imbarazzo nel sostenere tesi difficilmente sostenibili e dettate dalla stima per i deus ex machina Fanelli e Facciolla. Termoli e Campobasso bachi di prova come lo furono le regionali per la scelta di una nuova governance d’opposizione al centro destra? Davvero difficile pensarlo, visti i 5 candidati sindaco del centro sinistra di Termoli e i sorrisi a denti stretti di Campobasso che non hanno di certo gradito ulteriore asfalto che ha visto sostituire la decente pavimentazione in passato posta in essere dal PD, al crocevia tra il corso di Campobasso e via Francesco Pietrunto. In sordina lo schieramento del centro destra che anch’esso lubrificato da scaramucce interne, sente la vittoria in tasca grazie all’elevato numero di liste di coalizione e le discrasie di cui sopra. Una parentesi a parte merita il terzo schieramento che vede candidato sindaco il “ribelle” Pino Ruta. Un ragazzo maturo che dalla politica ha, in passato, ricevuto riflessi condizionati e che oggi marcia su Campobasso con le sue truppe un tantino spuntate rispetto alla sua condizione di trascinatore. Nel masticare da sempre la politica, egli ha l’arduo compito di riavvicinare l’elettorato al voto che sempre più viene disertato per la conclamata profonda spaccatura tra la politica e il cittadino comune.

Opera che i 5 stelle iniziarono con verve ma poi, con il tempo e la democristianità di molti sergenti del movimento, è terminata con più di qualche allontanamento e soprattutto con la perdita di elementi validi quali Patrizia Manzo, Lorenzo Sallustio e Elvira Barone. Il PD dal comando ha perso poco ma molti sostenitori hanno suonato la ritirata in virtù di un rinnovamento esasperatamente cantato ma mai debitamente suonato. Con questi presupposti, salvo salvagenti calati dall’alto dei cieli, il centro destra è pronto a sfoderare le bandiere della vittoria e continuare a tassare i beni storici monumentali, i luoghi di cultura - partita dall’allora ministro amico dei poveri Franceschini-, a gioire per le irrazionali forme di assistenza alla povertà, al lavoro e soprattutto all’indice di insostenibilità della spesa. Forse Checco Zalone aveva ragione quando nell’incontrare un sindaco di un piccolo paese del Molise centrale, nel chieder egli: ”Se un papà porta qui li bambino in vacanza?” ebbe la risposta che sappiamo tutti…sic!

di Maurizio VARRIANO

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