A Campobasso l’inciucio? Pino Ruta smentisce:” Mi hanno proposto lo scranno da vicesindaco ma ho rifiutato”, e indice una conferenza stampa - Molise Web giornale online molisano
Mercoledì - 26 Giugno 2024

A Campobasso l’inciucio? Pino Ruta smentisce:” Mi hanno proposto lo scranno da vicesindaco ma ho rifiutato”, e indice una conferenza stampa

Tra il dire e il fare c’è sempre in mezzo il politichese.

Nessun apparentamento formale ma appoggio politico programmatico, con la conseguenza di un patto d’apparentamento celato dal sillogismo prodotto dalla politica che, come norma ben definita, dice oggi quello che è vecchio già l’altro ieri. Siamo alla politica delle chiacchiere “senza frontiere”. Si gioca a rimpiattino e non si concretizzano azioni politiche che sostengono le verità di un concetto nobile qual è la politica. Maestri della politica quali Berlinguer, Moro, Togliatti, Longo, Fanfani, Rumor, La Malfa, Andreotti, Iotti, per non citare De Gasperi, Piccioni, Taviani, Nitti, oggi sarebbero poca cosa rispetto a tanta concretezza politica e a tanta responsabile coerenza. Poca cosa difronte l’irrazionale consapevolezza che ormai la politica è distante mille chilometri dal popolo. La politica delle strategie governata da un capitano conclamato quale Giuseppe Conte, da una parte, la Giorgia nazionale dall’altra con interferenze dell’altro capitano leghista Matteo Salvini, Renzi, Calenda, Bonino, Tajani, Cesa, Lotito e sopra di tutti il PD intero, irride l’elettore e ne fa “cafone” senza valore. Per fortuna del cafone, l’appellativo è assai nobile in quanto significa l’indissolubilità della ragione poiché legato con la fune per non perdere la via. La via persa per strada, infatti, è quella che la politica dell’irriverenza, sistematicamente la frequenta per non dar nell’occhio e sperare di convincersi che essa è l’unica per aggirare gli ostacoli e alzare polveri che accecano gli elettori. La contraddizione è il fulcro della “coerenza” spifferata nelle campagne elettorali e nei giuramenti sottoscritti con il “sangue” che promettono fedeltà agli elettori, si vinca o si perda. La politica ormai è spettacolarizzazione, immaginifica apparenza affabulatrice e sorridente. Magliette inneggianti la Forza delle idee, pose serie e posate che creano aloni di serietà politica in coerenza con passati da amministratori mai del tutto contornati dall’oro della rispettosa vittoria e dal servizio nei confronti dei cittadini. La colpa delle mancate promesse si sa, è sempre di quelli che hanno governato prima! Conte scassa con il PD in Puglia e nell’Italia intera, perdendo sonoramente per poi lanciare nuove alleanze non sottoscritte ma di fatto; il PD dichiara incoerenza del leader dei gialli cadenti e poi usa lo stesso metodo per cercare di arraffare al movimento quegli elettori che nel tempo hanno ingigantito numericamente le tasche dei 5 stelle. Il centro destra vince e convince con azioni populiste che sanno di prese in giro – vedasi azioni in agricoltura, nel mondo del turismo, nel nuovo concetto di scuole e impresa. I salomonici Verdi se ne infischiano del paesaggio e rilanciano eolico e fotovoltaico, candidano mariti e mogli e rinnegano, come i 5 stelle, la coerenza dei mandati e dei candidati di famiglia quali cugini, mogli e mariti. L’incoerenza è frutto di interessi partecipativi che negano la partecipazione popolare grazie a leggi che aborrano la democrazia della scelta.

Campobasso non è indenne da giochi d’acqua che non smorzano la calura poiché a sfregio del risparmio energetico, si fa uso d’acqua calda. Ultime notizie dal mondo che circonda le elezioni del nuovo sindaco della Città molisana, sono pari pari la continuità di ciò che accade nel resto del paese. Tre candidati per lo scranno da molte migliaia di euro al mese, grazie una scellerata legge voluta dai 5 stelle che da sempre predicano il razionalizzare la spesa della politica, in una campagna elettorale senza luci fluorescenti ma solo sprazzi di apatica retorica del “faremo”. Slogan che non mirano al bene comune ma al Comune quale Palazzo di Città. “Correremo da soli e vinceremo. Se non dovesse essere così nessun apparentamento lasciando liberi i nostri elettori di votare secondo loro coscienza”. Queste le parole di uno dei tre candidati che hanno scandito la campagna elettorale durata ben 30 giorni. “L’uno vale l’altro e non merita nessuno dei due di avere la nostra attenzione” altra frase a effetto. Il verdetto delle urne è stato insindacabile, anche se assunto in maniera dilettantistica da parte dell’organizzazione del voto con ritardi e utilizzo di calcolo non riconducibile a quello necessitante per il voto disgiunto. Vince il centro destra con una maggioranza schiacciante ma si va al ballottaggio in quanto i due candidati sindaco risultati i più votati, non raggiungono il fatidico 50%. Il terzo incomodo, tra l’altro quello fuori dagli schemi e più reattivo nel considerare la Costruzione democratica del voto, quello che mai avrebbe consentito un suo espressivo appoggio ai “bal-lottatori” si dichiara pronto a intraprendere strade meno polverose accompagnando il centro sinistra e la sua candidata al voto utile e di progetto. Alla notizia, certo che il centro sinistra dalla sua finestra ha lanciato delle urla di gioia come quelle che Gigino Di Maio lanciò dal balcone di Palazzo Chigi, venendo decisamente poi bastonato dalla sua stessa frenesia allo squarciagola, non considerando che comunque sarebbero, in caso di vittoria della candidata sindaca del csx, minoranza in consiglio e quindi appartenenti alla famiglia dell’anatra zoppa. Ma i cittadini che ne pensano di tutte queste tarantelle che assomigliano alle sceneggiate di Berlusconi nel sottoscrivere il Patto con gli Italiani mai mantenuto? Una bella firma non si nega a nessuno e anche il centro destra, trafitto nel voto disgiunto da franchi tiratori, ha voluto metterci una pietra su e sottoscrivere l’impegno a non inciuciare con chi assume l’identità del vincente, della Forte, di nome e di fatto. A parte ogni metafora che non vuole assolutamente sminuire o esaltare le qualità dei candidati, tutti professionisti di altissimo spessore umano e culturale per i quali l’intera città e tutti noi ne profondiam rispetto, la sintesi che confà con la politica è decisamente l’antipolitica che prende il sopravvento, che rischia di allontanare sempre più gli elettori dalle urne e autorizzare se stessa a consentire che le casacche siano plurime e all’ordine del proprio tornaconto, sia anche solo quello della semplice amicizia. La politica è coerenza ma soprattutto partecipazione alle idee di destra o sinistra che siano. Le strade si congiungano alle proposte ma prima non dopo, si faccia il bene di chi non può più essere il burattino che si sente tirato dalla giacca in virtù di credi che ormai sono solo ricordi. “Bella Ciao” torni a essere l’inno della resistenza, della resilienza, e decreti l’antipolitica come l’esempio più cruento della modernità. Questa è la diaspora da debellare e non le chiacchiere che ci vedono assurgerci a divisioni, a accorpamenti, a conflitti e campanili che cantano guerre dei cuori e non Pace dell’anima. Vinca il migliore e nel dimostrarlo sia coerente con lo spirito di chi della politica ne è traghettatore e dalla politica non tragga solo prebende che arricchiscono la tasca e impoveriscono il Cuore. Per la cronaca e verità dei fatti, il candidato Ruta smentisce con un post, in risposta a un eletto consigliere del centro destra, il suo appoggio alla candidata del centro sinistra nonostante l’offerta dello scranno da vicesindaco e qualche assessorato. Più tardi con la conferenza stampa, indetta proprio da Pino Ruta, ne sapremo sicuramente di più!

di Maurizio VARRIANO

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