*Tramonto sul mare, foto di Mario Masella
Oramai ci siamo, sabato 27 maggio p.v., come dicono gli affabulatori commerciali bene istruiti, inizierà la campagna elettorale. A dire il vero tra manifesti 6 x3, uffici elettorali, segreterie politiche, già aperte ed in funzione, la campagna elettorale ha preso il via da tempo. Almeno così sembra. Quindi sabato inizierà la campagna elettorale verso la captatio benevolentiae dei candidati nei confronti dei cittadini.
Candidarsi alla Regione non è cosa semplice dal punto di vista economico e logistico, anche se il traguardo da raggiungere è cosa di sollievo e bramato da tutti i concorrenti che applicano alla lettera il detto: “piatto ricco mi ci ficco”. Ma per entrare in questo “piatto ricco” cosa dovrebbe fare un candidato?
Innanzitutto avvicinare e contattare più gente, elettori, possibili. Si tenga conto che nella migliore delle ipotesi si raccoglie un voto ogni sei, sette promesse di voto. In pratica per raggiungere mille voti devo essere sicuro che circa seimila persone mi abbiano promesso il loro voto. Anche per interposta persona, con le persone che “ti portano” , i numeri sono questi. Per raggiungere questi numeri si ha la necessità di mettere su un’organizzazione tale da poter avere per ogni paese/zona del nostra beneamato Molise delle persone di riferimento alle quali martoriare i gabbasisi per raccogliere le promesse di voto. E non voglio parlare di promesse elettorali…… Oltre a questa azione diretta bisogna improntare altre azioni di marketing territoriale per presidiare il territorio. importante è avere in ogni come dei riferimenti che all’occorrenza saranno capaci di organizzare riunioni cui parteciperà il candidato promettendo questo e quello per poi, come capita spesso, farsi vedere dopo cinque anni a chiedere di nuovo il voto. A proposito di voto ogni cinque anni: secondo me il contratto a termine lo hanno inventato i politici per sentirsi più vicini alla popolazione che li voterà. Anzi per far sentire la popolazione più vicina alla posizione di politici. Il politico, in effetti, ha un contratto a termine con la pubblica amministrazione, contratto che potrebbe essere rinnovato ogni cinque anni e quindi si impegna, il politico affinché questo avvenga. Ma come molti studenti poco volenterosi i politici spesso “studiano” solo pochi giorni prima degli esami e qui gli “studi” si trasformano in riunioni con gli elettori e cene, sempre più frugali, il cibo costa sempre di più. Maledetta inflazione!
Ecco questo degli incontri con gli elettori è un altro aspetto importante della campagna elettorale. Importante che alle riunioni non ci siano “scassambrelle” infiltrati tra gli elettori e la relazione del candidato, sempre la stessa per ogni riunione, vada a gonfie vele sino al buffet finale. Questo del buffet è altro problema spinoso delle campagne elettorali. Si narra che per la campagna elettorale al comune più popoloso del Molise, non ne ricordo il nome, siano state fatte cene con oltre trecento invitati che osannavano il candidato, che offriva le cena, tipo il guru di un gruppo di preghiera di sette di invasati del centro Africa o degli Stati Uniti. In queste cene il candidato, detta i temi ed i tempi di svolgimento delle riunioni e della partecipazione al buffet. Per agevolare il tutto gli astanti si atterranno a quello che il pagatore della cena dice e lo seguiranno ad occhi chiusi.
Fatto il primo passaggio di “persona personalmente” ci sarà bisogno di mantenere vivo “il ricordo” sino al giorno delle votazioni. In questi casi saranno molto utili i manifesti elettorali, affissi negli appositi spazi, per dare il ricorda della candidatura. Questa sorta “icone laiche” sono preparate da veri e propri “maghi” della comunicazione. Nelle ultime elezioni è andato molto di moda la foto con il dito indice appoggiato al mento/guancia a dare l’idea, forse, del momento di riflessione o di pesantezza della “capa” del candidato. Pesantezza non è dato sapere se per i pensieri o per i progetti di come spendere le laute prebende che mensilmente riscuoteranno gli eletti, e si sa, in cuor proprio, ognuno dei candidati, giustamente, spera di essere eletto. A proposito di affissione di manifesti elettorali, si narra che negli anni passati un candidato non pagò gli “attacchini” che lo portarono in tribunale. Il candidato si salvò perché non c’era contratto alcuno che impegnava sia gli “attacchini” che i candidati. E quindi soldi risparmiati per il candidato e maledizioni, giuste da parte di chi aveva attaccato i manifesti.
Quella dei manifesti da affiggere è un altro aspetto importante della campagna elettorale. Una volta, a dire il vero, lo era per una sfaccettatura umana. Affiggere i manifesti portava ad incassare qualche soldo da parte di persone che ne avevano bisogno. Queste persone “contrattavano” direttamente con lo staff del candidato e partivano con secchio di colla per parati e scope oltre che, ovviamente, di manifesti.
In epoche passate quando “nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no!” quello di affiggere i manifesti era la prima esperienza politica che si faceva nei partiti. Gli italiani ebri della nuova democrazia conquistata dopo anni di dittatura fascista, erano ben lieti di affiggere i manifesti per l’elezione del proprio “Peppone” ma anche il Peppone democristiano, e lo facevano del tutto gratis. Quella dell’affissione dei manifesti era la prima esperienza politica che si faceva nei partiti. Poi ci si iniziò a distaccare dalla politica e quindi fu necessario pagare chi andasse in giro ad affiggere i manifesti, infine giunsero le agenzie che tolsero di mezzo anche quel poco di beneficio economico che la politica riusciva a ristorare per i propri votanti. Dite che sia la stessa cosa visto che anche le agenzie hanno bisogno del “attacchini”’ non credo. Vedere arrivare la macchina degli attacchini dell’agenzia e vedere uscire dalla macchina i manifesti di tutti candidati di qualsiasi partito politico secondo me ha perso molto di quel romanticismo che era l’affissione del manifesto per il mio candidato e non per il tuo. Hai sbagliato a mettere i manifesti, te li copro … quante risse sono scoppiate tra attacchini di diverse fazioni. Al giorno d’oggi gli addetti dell’agenzia dovrebbero litigare da soli? Non lo so.
Penso di dover chiudere questo scritto nella speranza che questa campagna elettorale serva a ridestare gli spiriti politici sopiti dei molisani e che quindi i molisani vadano a votare e non vadano al mare il 25 e 26 giugno. Ma credo che non succederà e molti andranno al mare, anche se qualcuno mi ha detto che andrà in montagna.
Cari lettori, nella speranza che qualcuno ce l’abbia fatta ad arrivare sin qui, vi saluto con affetto e stima con il mio, oramai, classico: statevi arrivederci.
Franco di Biase
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