di Antonio Di Monaco
Essere figliastri può capitare in una famiglia ma non deve avvenire in una nazione. Il Molise non ha ricevuto un solo euro dagli 1,55 miliardi del Fondo Complementare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui circa l’81% al Sud (1,25 miliardi) per le linee ferroviarie regionali, assegnati con il decreto firmato lo scorso 23 settembre dal ministro Giovannini e approvato ad agosto dalla conferenza Stato-Regioni. Si tratta di circa 454 milioni di euro per interventi di messa in sicurezza delle linee ferroviarie regionali, oltre 677 milioni per il potenziamento delle reti ferroviarie regionali, 278 milioni per interventi di potenziamento e rinnovo del materiale rotabile e 140 milioni per ulteriori interventi di potenziamento e ammodernamento delle linee ferroviarie, con il contestuale rinnovo del parco rotabile.
Per il Molise, niente di tutto questo almeno (si spera) fino al giugno 2022. Si andrà avanti - si fa per dire - con i soliti treni a gasolio o trazione diesel, mentre per il passaggio alla trazione elettrica bisognerà aspettare l’anno prossimo, quando riapriranno anche le stazioni di Bojano e Campobasso in contemporanea con l’attivazione della linea elettrica su tutta la tratta Campobasso-Venafro. Eppure, come aveva dichiarato trionfalmente, come spesso gli capita a ragione o a torto, il presidente della Regione, Donato Toma, il Molise ha puntato sull’elettrificazione della linea ferroviaria inserendosi nell’indirizzo complessivo del Recovery. Ovvero, per favorire la crescita del Mezzogiorno, considerata una delle priorità, “più del 50 per cento del totale degli investimenti in infrastrutture – soprattutto l’alta velocità ferroviaria e il sistema portuale – è diretto al Sud”. Tutto vero, isole comprese, tranne che per il Molise.
L’idea dei collegamenti ferroviari nata nel Risorgimento come processo di integrazione della nazione italiana continua, dunque, a non realizzarsi completamente. L’alta velocità, che ha prodotto tante innovazioni e ridefinito radicalmente il sistema di spostamenti nel nostro Paese, ha finora determinato anche un’alta disparità: un sistema ferroviario di serie B, quello che riguarda i pendolari in ogni parte d’Italia, e il deserto dei binari veloci dopo Salerno. La realizzazione del Piano nazionale di Ripresa e resilienza (Pnrr) potrebbe essere l’occasione di chiudere questa pagina negativa, a condizione di non ripetere alcuni errori già fatti nella costruzione della rete ad Alta velocità.
MoliseWeb è anche su Telegram: clicca qui per iscriverti https://t.me/moliseweb_it 