Firma FSC Molise. Fanelli: «Il caso Molise e la farina che non fa pane» - Molise Web giornale online molisano
Sabato - 20 Aprile 2024

Firma FSC Molise. Fanelli: «Il caso Molise e la farina che non fa pane»

Micaela Fanelli: «La venuta della Meloni oggi in Molise, in modo non dissimile da altre regioni, assume la fattezze di una epifania di doni: chiese, spezzoni di strade, edifici per gli istituti zooprofilattici… sparsi nel sacco dell’FSC e pubblicizzati in modo plateale. 

Eravamo già stati abituati ad analoghe sottoscrizioni infiocchettate da parate, accordi fra premier nazionali e Presidenti del Molise enfatizzati in eventi pubblici; ne ricordo due di altro colore politico per non far torto a nessuno: Conte con il Cis e Renzi con il Patto del Molise (sostanzialmente la stessa programmazione settennale di fondi nazionali FSC ed europei), ma questa volta la discesa si caratterizza per alcuni elementi distintivi peculiari. Gli interventi dell’accordo di coesione sono stati individuati  da tre o quattro persone, senza alcuna analisi dei bisogni, nessun confronto partenariale e consiliare e nessuna visione di come si vuole rendere migliore il Molise nel medio-lungo periodo. La parata è intervenuta a corroborare una campagna elettorale incipiente, proprio nel capoluogo di Regione dove la scelta del candidato da individuare deve ancora essere conclusa. Si caratterizza quindi per una impronta chiaramente accentratrice, per non dire dittatoriale, sul piano formale e sostanziale e interviene a gamba tesa nella dinamica elettorale. Non proprio il massimo per chi ha bisogno incredibilmente di risorse e visione!

Fa il paio con la procedura seguita in molti ambiti dal Governo nazionale, dalle riforme più rilevanti (la ddl Calderoli che esautora il Parlamento e il presidenzialismo) o gli interventi di squadrismo istituzionale (come nei confronti della città di Bari e Antonio Decaro, al quale ieri ha risposto il popolo democratico). Un accentramento alla programmazione dei fondi, quello perseguito da Raffaele Fitto, totalmente contraddittorio rispetto all’approccio regionalista, caratteristico delle politiche di coesione. Nella costruzione di un impianto sistemico di programmazione spiccatamente accentrata sta la differenza sostanziale di Fitto rispetto ai predecessori. Il tutto nel nome di un mantra tuttora non dimostrato che il modello PNRR sia l’unico realmente funzionate e per cui tutto debba essere assimilato ad esso. Peccato che i dati e i risultati del nostro PNRR mostrino un quadro desolante e che stride con le parate e con le trite, ripetute e (fintamente) entusiastiche affermazioni della maggioranza di governo.

Un accentramento nazionale che si rispecchia in quello locale retto dalla stessa famiglia politica Fitto-Iorio e dai relativi tecnici.

Un impianto che il Ministro proietta anche sul futuro. Mette nelle sue mani l’intera partita e si prepara a mantenerla qualora diventasse il Commissario italiano nella futuro esecutivo di Bruxelles, piegando gli strumenti della programmazione basati sulla valorizzazione della sussidiarietà orizzontale e verticale, alle procedure PNRR, che rispondono alla logica opposta. Ma se quelle PNRR nascevano così per ragioni contingenti di urgenza anticiclica post-pandemica, qui siamo a ridisegnare proprio la filosofia che, fin dai trattati, fonda l’intera politica di coesione sui territori e sulla condivisione e coprogettazione partenariale. 

Contro questo impianto nulla può neanche la resistenza della DG Regio in Europa, la commissaria della politica regionale Ferreira, troppo debole, perché l’asse principale risiede nell’accordo Giorgia-Ursula, per un nuovo mandato europeo alla Presidente della Commissione anche con l’ok della nostra premier, e che lancia Fitto verso i piani alti di rue de Belliard. Il povero Salvini che ulula contro, dal suo congresso padano, resterà in un angolo della famiglia conservatrice. Le proiezioni dei sondaggi del nuovo Parlamento europeo mostrano infatti che nessuna maggioranza si potrà formare con le forze della sola destra. E probabilmente, se i sondaggi verranno confermati, sarà necessario di nuovo un accordo fra le due principali famiglie dei popolari e dei socialisti con una riproposizione di Ursula. Pare che la Meloni sia già in quest’ottica. Vista dal Molise la vicenda diventa molto interessante perché sottende una domanda: che farà Aldo Patriciello in caso di elezione? Eletto nella Lega seguirà l’estremismo salviniano o la Premier e la sua intesa al femminile con Ursula? Non si sa. Mentre, Iorio già sta con le donne e la filiera fittiana. 

Restando ancora sul Ministro, questo ha eliminato le politiche per il sud, non solo avvallando il disegno dell’autonomia differenziata, ma cancellando l’Agenzia per la Coesione e le misure per la riduzione delle povertà, come il reddito di cittadinanza, bloccando la ZES che, ricordo a tutti, essere scarsamente finanziata a livello nazionale (col corollario che le risorse vere dovranno essere messe a disposizione dalle regioni, guarda caso a valere sui fondi per le politiche di coesione e non prevedere alcuna procedura semplificata), riducendo i fondi per il riequilibrio, come il fondo per le “infrastrutture”.  Un fondo che, oggi, tanto sarebbe servito al Molise per quegli interventi che finiscono con l’incidere prepotentemente sulla percentuale di destinazione del Programma FSC regionale, il quale per metà è destinato a mobilità e servizi sostenibili per il territorio (50,1%). Eh sì, perché nel mentre ci vengono a dire di quanto il Governo della filiera è buono nell’elargire i “soldi di sempre”, questi sono ridotti enormemente da un impianto sfavorevole alla coesione territoriale, poiché frutto dalla cancellazione di molte risorse destinate al riequilibrio. Quelle che una volta dovevano essere l’addizionalità delle politiche nazionali rispetto ai fondi europei, sono diventate il tronco centrale, mentre tutti rami sono stati potati o, peggio, sono messi a copertura di servizi essenziali non più finanziati dal governo con risorse ordinarie. 

Circa la scarsa attenzione per le politiche per il sud, evidenziamo anche come il cofinanziamento dei fondi europei a valere sull’FSC sia possibile per tutte le regioni al 50%. In precedenza, le regioni del Nord dovevano mettere con i loro bilanci molte più risorse per il cofinanziamento e quelle del sud (tecnicamente le regioni “Obiettivo 1”) potevano attingere fino al 100% dall’FSC. Ora tutte le regioni possono attingere fino al 50% della copertura del cofinanziamento su risorse FSC. Per il Molise significa che 18 milioni FSC possono essere destinati al cofinanziamento, mentre altri 18 milioni andranno dovranno essere individuati sul bilancio ordinario della regione Molise, e non sappiamo neanche come. Se Fitto avesse fatto come nel ciclo precedente, il Molise non avrebbe dovuto prevedere alcun finanziamento sul bilancio regionale. Per rendere l’idea del paradosso generato (e della coesione capovolta) la Lombardia in termini assoluti può destinare al cofinanziamento della Coesione più risorse FSC della Campania. E’ questo un ministro per il sud? Forse è solo coerente con la linea del Governo che in materia economico-finanziaria è dettata da Giorgetta-Calderoli. 

Se il Governo è a trazione nordista, qualcuno che difende il sud c’è. Per fortuna che De Luca c’è! Ricordo infatti che parliamo di tutto questo, di 444 milioni che arrivano al Molise, solo perché il Presidente della Campania ha impugnato il blocco del fondo FSC che aveva impostato il governo di centrodestra, vincendo un ricorso che ha consentito a tutte le regioni di programmare i fondi di coesione, e così domani anche a noi di assistere alla sfilata. In prima fila dovrebbe quindi sedere a Campobasso più Vincenzo De Luca che Francesco Roberti!

E tutto questo impianto politico poteva essere bloccato da noi, poveri consiglieri di minoranza, con una veemente protesta articolata in una mozione bocciata con un soffio? Ovviamente no. Può essere fermato con l’invocazione del rispetto del principio statutario che la competenza sulla programmazione è del Consiglio? Ovviamente no. O che tocca concertare con il Consiglio delle autonomie, neanche costituito per non dar fastidio al manovratore locale, come altri soggetti di confronto ritenuti inutili orpelli, come la commissione o la consigliera di parità? Altrettanto ovviamente no. Resterebbero i tribunali, così come successo per altre procedure dichiarate illegittime – penso ai crediti commerciali o al dimensionamento scolastico -  ma ce la sentiamo di bloccare uno stanziamento che comunque determina una iniezione di liquidità? 

Precisamente, l’importo lordo è di euro 444.928.381,89, comprensivo dell’importo di 37.484.372,06 già assegnato, a titolo di anticipazione sul FSC 2021-2027, con delibera del CIPESS n. 79 del 22 dicembre 2021. Eppure, gli estremi giuridici per un’impugnativa ci sono tutti, la norma statutaria e le altre sono chiarissime: tocca alla Giunta proporre e al Consiglio deliberare. Ma immaginiamoci oggi un Tar che sottolinea l’errore e la maggioranza di destra che torna in Consiglio e approva con 20 minuti lo stesso impianto di programmazione. A che servirebbe impugnare? Certo a salvaguardare un principio, ma non a cambiare l’impianto che andrebbe radicalmente modificato. Sanerebbe la forma, ma non la sostanza, gravemente minata da una visione “vecchia” e “cieca ai bisogni dei territori”. Così come anche il partenariato economico e sociale sta provando a dire, senza essere ascoltato.

Sulla sostanza vogliamo qui fare alcune riflessioni. Vanno sotto la stella polare della domanda: questo impianto proietta il Molise nel futuro o no? Genera una leva di sviluppo che può determinare una svolta per spopolamento, denatalità, bassa crescita, bassa occupazione, scarsa innovazione? La risposta ancora una volta è no.  In sintesi: l’accordo di coesione è uno spezzatino di interessi di Assessori di Giunta che assomiglia a una mattanza.

Proviamo a spiegare perché di seguito, con una ricostruzione che ci siamo fatti “in casa” perché l’assistenza tecnica, che normalmente in Regione lavora su queste cose, è stata azzerata e quindi non si ritrovano neanche ricostruzioni utili. Vi alleghiamo grafici e numeri da noi rielaborati per facilitare la comprensione.

Si ravvisano interventi puntuali, più il frutto di progetti pronti e richieste spot che di un’analisi di insieme e con visione. Molti interventi sono destinati a finanziare enti vari che dovrebbero trovare altre fonti finanziarie. Inoltre, pur nella complementarità dei fondi, rispetto ai finanziamenti dei fondi europei, risultano assenti gli aiuti per le scelte che accelererebbero lo sviluppo del Molise. Quelle complementari agli investimenti industriali di transazione energetica e digitale. Quelli che dovrebbero riflettere sulle inferenze dell’intelligenza artificiale. Quelli per lo smart working nelle aree interne e per una visione innovativa dei servizi tecnologici ad esempio per Campobasso, come nuovo capoluogo del benessere e dei servizi in remoto, delle imprese del terziario hi-tech. Un unico intervento risponde invero a questa logica. Sta ad Isernia e si chiama “MoliZ”, ovvero Molise per la generazione Z. Muove dall’idea che il Molise ha un indice di digitalizzazione inferiore alla media nazionale. Questo richiede interventi per la crescita di un ecosistema di ricerca e startup tecnologiche di intelligenza artificiale. Un partenariato fra Università del Molise, Sviluppo Italia e Comune di Isernia. Mira a sviluppare l’IA in alcuni settori eterogenei, la diagnostica per immagini e la finanza, unitamente a un centro di formazione. Bingo!

Un intervento che poteva servire per la promozione dell’immagine del Molise, la film commission, sembrerebbe essere stato cancellato dalla delibera di giunta di venerdì (ci auguriamo che sia recuperato sotto altra dicitura).

Sarebbe stato utile anche per gli altri interventi adottare una prospettiva più orientata al futuro nella distribuzione dei fondi, concentrando gli investimenti in settori che possono contribuire in modo significativo alla crescita sostenibile e all'innovazione nella regione, garantendo così un impatto duraturo sullo sviluppo socio-economico del Molise.

Per gli interventi della sanità, non si capisce perché sono preferiti alcuni settori anziché altri.

Perché finanziare le chiese? Anche in modo significativo (quasi 10 milion per Castel Petroso). 

E per l’Università perché non si aiutano anche le misure in favore degli studenti, le borse di studio o il trasporto gratuito? 

Manca un bilanciamento territoriale: si denota una assenza di considerazione per le esigenze specifiche delle diverse aree del Molise. La ripartizione dei fondi tra le aree rurali e urbane è chiaramente sbilanciata in favore della seconde e non tiene conto delle disparità socioeconomiche esistenti tra i diversi territori della regione.

In sintesi, una ripartizione più equilibrata dei fondi, una maggiore considerazione delle esigenze territoriali e una visione strategica a lungo termine avrebbero di certo potuto migliorare l'efficacia degli investimenti e massimizzare il loro impatto sullo sviluppo complessivo della regione Molise.

La Meloni, quindi, ratificherà la possibilità di qualcuno degli uomini di centrodestra di essere rieletto grazie a questo elenco di interventi frammentati, magari ratificherà anche la candidatura alla guida del Capoluogo, senza che questo abbia grandi investimenti per caratterizzarsi come tale, ma quello che non farà è aiutare davvero il Molise. La Meloni purtroppo domani sfila per magnificare una farina che non fa pane. »

 

MoliseWeb è anche su Telegram: clicca qui per iscriverti https://t.me/moliseweb_it