Di Simone d’Ilio
Ieri sera, alla “Casa del popolo” di Campobasso, è avvenuta la presentazione del libro “Il Dissenso al Fascismo: gli italiani che si ribellavano a Mussolini” dove era presente, come ospite, Marco Palmieri, coautore dello scritto. Oltre a lui, come coordinatore dell’evento, c’era il Professore Fabrizio Nocera. In questo incontro, aperto al pubblico, si è parlato del tema dell’antifascismo, in tutte le sue sfaccettature, attraversando tutte le pagine del libro in questione. Questo immenso saggio finalmente rende giustizia alla storia dell’antifascismo durante il ventennio, poiché raccoglie un numero spropositato di fonti estrapolate da diari, lettere censurate e materiali che ci riportano nel vivo di quegli eventi attraverso le testimonianze dei protagonisti di quel periodo. “Il Dissenso al Fascismo” riempie un grande vuoto dottrinale poiché prende in considerazione un punto di vista peculiare e inedito ovvero il punto di vista del dissenso in tutte le sue forme; è il primo libro il quale, finalmente, rende gloria a quella minoranza di italiani che aveva espresso una sorta di disobbedienza e di resistenza civile al regime fascista durante il ventennio.
Abbiamo posto delle domande all’autore Marco Palmieri:
-Per lei cosa è l’antifascismo?
"L’antifascismo rappresenta quella minoranza di italiani che, durante il regime fascista, si oppose alla dittatura; è una storia ampia e complessa di cui si conosce molto bene grazie agli studi alla parte relativa alla resistenza, che, però, riguarda l’ultimo momento di vita del regime cioè durante la Seconda guerra mondiale (quindi anche dopo l’8 settembre del 1943). Esiste però una componente di dissenso che vive durante il periodo della dittatura, durante gli anni 20 fino alla Seconda guerra mondiale, che oggi deve essere ricompresa in un concetto integrale di quello che è stato, appunto, l’antifascismo."
-Durante il ventennio, ci sono stati degli antifascisti di rilievo. Cosa si sente di dire per questi eroi?
"L’antifascismo e le altre forme di dissenso sono estremamente diversi durante il regime: da un lato un antifascismo più organizzato e politico derivante dai vecchi partiti antifascisti che erano stati messi al bando e di cui gli esponenti erano stati costretti al confino e al carcere o addirittura fuggire all’estero (i cosiddetti fuoriusciti). Ma c’è anche un antifascismo popolare meno organizzato e più individuale ma altrettanto importante, fatto di tanti gesti come il racconto di barzellette o storie sarcastiche su Mussolini e i suoi gerarchi. Riuscire a manifestare, anche in questi modi, ha mantenuto viva una fiaccola di libertà, sotto una dittatura che poi è divampata durante la guerra di liberazione."