Quando “spart palazz d’venta cantone”! Il Molise delle contraddizioni - Molise Web giornale online molisano
Giovedì - 18 Aprile 2024

Quando “spart palazz d’venta cantone”! Il Molise delle contraddizioni

 “Ho sognato di te come si sogna della rosa e del vento”, così Alda Merini che in un’intervista dichiarò di sognare tantissimo “E tra i sogni ne ricorre uno: sono dentro a un luogo chiuso, e io che cerco le chiavi per uscire. Forse sono mentalmente ancora in quel luogo che mi ha ucciso e mi ha fatto rinascere”. Il sogno come profeta di un incontro reale che rimarca la volontà intrinseca di voler condizionare il proprio futuro non obiettando, ma cercando qualcosa che nell’etere sprigiona verità nascoste. Di quel luogo, potremmo di certo dar identità e nome: Molise. Il Molise è la regione che uccide e fa rinascere, che vorrebbero tutti vederla cancellata o aggregata che sia, ma poi la si ama per quel che è. Che detto nome venga dal fatidico De Moulins o meno, poco importa. Che sia nata nel 1963 per distaccamento della provincia di Campobasso dalla regione Abruzzi e Molise, istituita nel 1948, due province Campobasso e Isernia, quest’ultima istituita nel 1970 per distaccamento di 52 comuni dalla provincia di Campobasso, importa ancora meno. Il Molise è una regione con pregi e tantissimi difetti ma è la nostra regione. I genitori si amano sino alla loro morte e poi oltre essa, così i figli. La regione Molise è genitrice e figlia, e non si può che viverla per ciò che è. Si fa un gran parlare di una annessione all’Abruzzo solo per una parte di essa. Nel tempo si sono proposte varie soluzioni di annessione verso altre regioni sino all’allargamento verso Campania e Puglia e non è mancato il chiacchiericcio della Molidaunia e dell’annessione al Molise della provincia di Foggia e Benevento. Solo un gran vociare di chi non ha cognizione e dimestichezza con l’identità, ma soprattutto con la Costituzione. Ma questo lo lasciamo a intenditori che da ex servitori dello Stato, non molisani, si corroborano le guance rosse dalla rabbia terrena che non si sa ancora da cosa scaturisce, se non da arrivismo o sensi di onnipotenza dovuti all’età avanzata, o semplicemente, come sicuramente verità, dallo spirito che contraddistingue azioni populiste che mirano alla considerazione popolare fine a sé stessa.

Chiaramente nessuno vuol considerare la validità o non degli uomini, o di questi la voglia di cambiare le sorti di una regione che ha dato loro tanto, forse ancor più di quanto si aspettassero, togliendo a qualche molisano aspettative e prerogative per la restanza. Ma tant’è e le cose si accettano per quel che sono e non creando altre aspettative che non cancellano e cancelleranno i mali del Molise. Aspettative che finiranno per accentuare le difficoltà, che mineranno altro tessuto sociale e assorbiranno menti e fatiche per poi piangere sul latte versato. L’autonomia è sacrosanta e va difesa come va difeso il diritto sacrosanto di vivere in una regione che deve garantire la sua e l’esistenza dei suoi cittadini. Si deve combattere per unire non per dividere. Ci si deve unire in un contesto scevro da campanilismi, da servitori della politica. Analizzando gli accadimenti, ci accorgiamo però, che molti dei promotori non di certo ne sono indenni dall’ancora servirla e/o dall’averla servita. Se si vuol conservare identità, conquiste e resilienza, solo l’unire le forze può essere la vera spina nel fianco di chi è seduto sul trono a sentir lagni e inaridire erbe e far morir. Questa la strada per concretizzare la possibilità di un cambio di rotta verso l’isola della felicità. Il resto sono solo titoli di giornale, seppur di prima pagina, che non lasciano segno ma scavano solchi che serviranno a ospitare altri cadaveri e non semi di speranza. Nessuno diventa così straniero e tutti conseguono la cittadinanza che onora la propria dedizione per il bene comune, e non quello dei pochi eletti. La recente visita della Meloni in Molise ha conclamato la spartizione di fittizie somme non per territori omogeneamente posti in rete, ma tra chi ha il potere per la spartizione. Si è visti escludere zone importanti come quella del Molise ai piedi della Mainarde e favorire altre con regalie di non poco conto, come quelle che spettano al Santuario della Madonna Addolorata di Castelpetroso – finanziato un parcheggio sotterraneo che andrà a aggiungersi a quello già esistente che non vede mai limite di capienza - che è pari quasi alla somma che il Ministero della Cultura ha destinato per i Comuni vincitori della Linea A del Bando Borghi. Altre regalie che non daranno linfa al Molise ma che confonderanno ancor più le macerie con le bellezze, grazie a potenziamenti energetici a discapito di terreni agricoli e paesaggi incontaminati. Queste sono le vere condizioni che necessitano veri approfondimenti e non vedere il popolo molisano, pochissimi per fortuna, sciorinare la penna per corrispondere la propria firma per dividere e far imperare la politica alla quale viene sempre meno un supporto osservativo. La voglia di dividere viene da chi è sempre più lacerato da contrapposizioni, antagonismi, spartizioni e finte opposizioni politiche che, dinanzi un piatto di paccari alla ventricina, si assottigliano sempre più diventando patetiche e semplici uscite giornalistiche per garantirsi un posto in Paradiso. Il Molise è terra di biodiversità e di paesaggi da preservare, la lotta sarà dura ma non farà certo paura se non la si fa per mostrare i muscoli, ma se propedeutica alla salvaguardia dell’amore per la Regione che “Non Esiste”! Anche Agostino Arcaro, con il suo ultimo filmato musicale, ironizza con chi dal Molise ha preso e oggi si erge a paladino della scissionista idea di portare la provincia di Isernia in Abruzzo dove lo spopolamento è il doppio di quello di altre regioni d’Italia.

di Maurizio VARRIANO

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